A vent’anni usavamo focali corte, concentrandoci sui primi e i primissimi piani. Se chiudo gli occhi riesco ancora sentire sulla pelle l’umidità di quel pratone dove andavamo a finire le serate, quattro amici, una busta piene di birre e un pezzo rock suonato nella distanza. Ebbro della sensazione di immortalità, a quell’età fai soltanto le cose che ti senti di fare, pensando ingenuamente di essere l’unico a farle, e ti aggrappi come un naufrago alla convinzione di essere speciale, solo per scoprire con gli anni di aver percorso una strada scritta e riscritta più volte. Eppure, per quanto tu possa elaborare e razionalizzare quegli eventi, le emozioni di quegli anni rimarranno a farti compagnia fino alla vecchiaia…
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